• ore 10:00/11:30 - Sala Rampa
Andrea Monarda alla chitarra
eseguirà musiche di Bacalov, Morricone, Gaslini, Colombo Taccani, Bosco, Mosca, De Pablo, Torroba e Llobet.
Giorgio Gaslini (1929-2014) Dieci minuti all’alba
Gilberto Bosco (1946) Fantasia (alla Passacaglia)
Luis Bacalov (1933) Aspectos
Giorgio Colombo Taccani (1961) Erma
Luis De Pablo (1933) Turris Eburnea
Luca Mosca (1957) Quinte giuste
Suoni opposti
Ennio Morricone (1928) Due pezzi per chitarra
Miguel Llobet (1878-193) L’Hereu Riera
Canço del Lladre
Federico Moreno Torroba (1891-1982) Fandanguillo
Torija (Elegia)
Romance de los Pinos
Andrea Monarda, chitarra
Definito ‘virtuoso della chitarra’ da La Repubblica e ‘un chitarrista a venti dita!’ dal compositore Luis De Pablo, Andrea Monarda ha iniziato lo studio della chitarra a 12 anni. Diplomato in chitarra e in didattica strumentale con lode, nel 2013 ha girato un film sulla Sequenza XI di Luciano Berio. Nel 2008 gli è stata conferita la laurea di traduzione e interpretazione presso l’Università di Trieste.
Ha recentemente pubblicato contributi per le riviste nazionali di pedagogia musicale Musica Domani
e Musicheria.net, e per la rivista di chitarra Il Fronimo, con la quale collabora anche in veste di traduttore.
L’impegno costante per la costituzione di un nuovo repertorio per chitarra lo ha portato a collaborare con illustri compositori, come Gilberto Bosco, Giorgio Colombo Taccani, Luis De Pablo, Giorgio Gaslini, Jeffrey Levine e Alessandro Solbiati, che gli hanno dedicato le loro opere più recenti, per chitarra sola e per due chitarre, affidandogli le prime esecuzioni. Tra le opere eseguite in prima esecuzione, spiccano Dieci minuti all’alba di Giorgio Gaslini e Turris Eburnea di Luis De Pablo, che così scrive di Andrea Monarda: « ho ascoltato una chitarra raddoppiata: due strumenti, anche di più, in uno. Diverse forme d’attacco, registro e materia sonora, il tutto evolvendosi in chiara velocità: un chitarrista a venti dita! »
Premiato in concorsi internazionali di chitarra, come il XVI Concurso Internacional de Guitarra “Alirio Diaz”, Venezuela, e il XXX Certamen Internacional de Guitarra “Andrés Segovia”, Spagna, è stato invitato in Festival nazionali e internazionali, come Festival MITO, Festival della Valle d’Itria, Festival Duni, Festival Mozart, Turin Classical Music Festival, URTIcanti, Festival Kamermuziek di Hoorn, Paesi Bassi, Festival BorGuitar, Festival “Corde d’autunno”. Nel 2013 ha ricevuto il premio chitarra d’oro come giovane promessa nell’ambito del XVIII Convegno Internazionale di Chitarra di Alessandria.
Insegna presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “P. Mascagni” di Livorno e presso la Scuola Musicale di Milano.
Suona una chitarra del liutaio Fabio Schmidt.
• dalle ore 15:00 alle 19:00 - Sala Arte Povera
Dario Bonuccelli al pianoforte suonerà Vexations, di Erik Satie
(il brano viene ripetuto 840 volte fino alla chiusura del Museo).
In collaborazione con l’Associazione Culturale Profondità di campo
“Per suonarsi 840 volte di seguito questo motivo, sarà consigliabile prepararsi in anticipo e nel più
grande silenzio, con seriose immobilità”. E’ questa l’indicazione che Erik Satie pone all’inizio di uno dei brani più controversi della storia della musica: Vexations, del 1893. Si tratta di una sorta di corale a tre parti, costruito su un basso di 23 note (e una pausa); le 840 ripetizioni prescritte
(o comunque consigliate) da Satie portano questo brano a durare un certo numero di ore, che oscilla tra 4 e 24, in base al metronomo scelto e all’interpretazione che si dà delle indicazioni dell’autore. La prima esecuzione di quest’opera, in bilico tra il serio e il folle, fu organizzata da John Cage nel 1963,
in forma di maratona, insieme ad altri 10 pianisti, alternatisi per ben 18 ore e 40 minuti.
Fu anche pensando a Vexations che Cage si trovò a dire, citando lo Zen: “se una cosa vi annoia per due minuti, provate con quattro; se vi annoia ancora, provate con otto, sedici, trentadue minuti e così di seguito. Potrà succedervi che non sia affatto noiosa, ma che diventi anzi molto interessante!”
Dario Bonuccelli, pianoforte
Dario Bonuccelli si forma con Luciano Lanfranchi. Si diploma in pianoforte nel 2004, presso il
Conservatorio “N. Paganini” di Genova, col massimo dei voti, lode e menzione d’onore. Si perfeziona
con Franco Scala, Andrea Lucchesini e Pietro De Maria e nel 2011 si laurea al biennio specialistico ad
indirizzo concertistico al Conservatorio Paganini con Marco Vincenzi con la votazione di 110, lode e
menzione speciale. E’ diplomato anche in composizione e molti suoi lavori sono stati eseguiti in
pubblico (ultimo Nuvole, eseguito in prima assoluta alla Sala Fontana del Museo del Novecento di
Milano nell’ambito di Piano City 2014). Presente in moltissimi concorsi nazionali ed internazionali,
raccoglie quarantadue primi premi, numerose borse di studio e riconoscimenti speciali. Ha tenuto
centinaia di concerti, come solista, solista con orchestra e in varie formazioni da camera, in 14 Paesi
europei e Giappone, suonando in sale prestigiose (Teatro Bibiena di Mantova, Wigmore Hall di Londra,
Palazzo Reale di Stoccolma, Teatro Caio Melisso per il Festival di Spoleto, Teatro Comunale di Firenze
per il Maggio Musicale, Kashihara Theatre di Osaka, Sala Verdi e Università Bocconi a Milano,
Stadthalle di Bayreuth nell’ambito del Festival Wagner,…). Il suo repertorio spazia dal Barocco al
Contemporaneo, con particolare attenzione al periodo del primo Romanticismo. Da diversi anni
prepara ed esegue programmi monografici dedicati a compositori di cui ricorre un particolare
anniversario: per il 2013 ha registrato l’Integrale Pianistica di Richard Wagner, in 2 CD, per la casa
discografica Dynamic, e nel 2014, in occasione dei 150 anni dalla nascita di Richard Strauss, ha
registrato, sempre con Dynamic, il primo cd (in progetto altri tre) dell’integrale pianistica del grande
compositore tedesco. Per entrambe questi lavori ha ottenuto ottime recensioni dalle principali riviste
di settore e grande successo di pubblico nelle moltissime presentazioni effettuate; è stato ospite anche
a RaiRadio3 (nella trasmissione “Piazza Verdi”) e a Radio Classica. Oltre che come solista, è molto
attivo anche in ambito cameristico, suonando con musicisti di fama internazionale, come Danilo Rossi,
viola solista dell’Orchestra del Teatro alla Scala, o Martin Owen, primo corno della BBC Symphony
Orchestra. Suona stabilmente in duo con il violinista Vlad Maistorovici, con cui ha effettuato tournèes
in Svezia, Italia, Inghilterra e Romania, e con cui ha eseguito l’integrale delle opere per violino e
pianoforte di Franz Schubert; con Vlad Maistorovici ha seguito il corso triennale di perfezionamento in
Musica da Camera con Bruno Canino alla Scuola di Musica di Fiesole, diplomandosi nel 2011 col
massimo dei voti. Grazie alla sua preparazione musicale, alla sua duttilità e conoscenza dei repertori
è stato scelto come pianista della 54esima edizione del Premio Internazionale Paganini di Genova.
Insegna pianoforte principale al Conservatorio di Potenza e dal 2010 è collaboratore pianistico al
Conservatorio Paganini di Genova. Insegna inoltre pianoforte e composizione ai “Corsi Annuali di
Musica” organizzati a Camogli dal Gruppo Promozione Musicale Golfo Paradiso. Contemporaneamente
agli studi musicali ha seguito il corso di Laurea in Lettere Moderne presso l’Università di Genova,
conseguendo la laurea specialistica, con 110 e lode, con tesi in Storia della Musica.
Nel 2016, in occasione di due importanti anniversari (150° della nascita di Erik Satie e 100° della nascita
del Dadaismo), Bonuccelli porterà Vexations in giro per l’Europa: la prima data del “Vexations tour”
sarà a Zurigo il 5 febbraio 2016, presso il Cabaret Voltaire, vera e propria culla del movimento Dada.
Questa di oggi è una preview in forma “breve” in occasione del compleanno del Museo del ‘900.
• ore 16:30/17:30/18:30 - Sala Fontana
Prologo da La Tempesta perfetta, testi di Nanni Balestrini, ideazione e regia di Franco Brambilla, produzione Statale9teatro, con Barbara Nicoli, Marta Lovato e Nicolò De Giosa
Dalla mostra La Tempesta perfetta di Nanni Balestrini, inaugurata a Venezia presso la galleria Michela Rizzo, nasce l’idea dello spettacolo teatrale ideato da Franco Brambilla che ha debuttato nell’ottobre 2015, di cui presentiamo qui al Museo del 900 il prologo e la prima scena.
Lo spettacolo è frutto di una contaminazione di materiali diversi che, a partire dalla Tempesta di Giorgione, transitano attraverso la Tempesta di Shakespeare, la Genesi, Usura di Ezra Pound, fino a giungere alla crisi finanziaria dei nostri giorni. Varie fonti d’ispirazione che si intrecciano generando un’opera autonoma che si compone di vari linguaggi: recitazione, danza, musica, arti visive e poesia.
Il lavoro affronta alcune tematiche del mondo contemporaneo, dalla crisi finanziaria, alla massificazione della società, dalla violenza del nostro mondo, fino a giungere ad una riflessione sull’uomo e sull’arte soffermandosi sul concetto stesso di corpo e di immagine.
Il punto di partenza del lavoro è ispirato a uno dei dipinti più misteriosi che la storia ci abbia consegnato: la Tempesta di Giorgione. L’opera ritrae un uomo e una donna in un clima di sospensione e attesa, dietro di loro in lontananza un fulmine annuncia la tempesta, a fianco un serpentello striscia, rimandando alla cacciata dal paradiso. Di quest’opera Salvador Dalì disse in un’intervista che il quadro è “La prima opera d’avanguardia, in quanto il dipinto non è narrativo o descrittivo, ma espressivo, comunica senza spiegare”.
Da questo dipinto inizia il nostro viaggio che ci porta a confrontarci con le “tempeste” del mondo contemporaneo e con l’idea che l’arte sia sempre una rottura del linguaggio corrente. Da questa rottura nascono frammenti, immagini, rumori, suoni che precipitano in uno spazio vuoto, dando vita a un’opera multilinguistica. Il corpo è al centro della nostra riflessione: è movimento che diviene danza, ma è anche opera plastica, suono, musica e poesia. Nella messa in scena i linguaggi si contaminano, si scompongono e a volte si ricompongono in diverse combinazioni dando vita a una vera e propria tempesta dei linguaggi dell’arte, della poesia, del teatro.
La scrittura di Balestrini scandisce ed esaspera il concetto di montaggio, riducendo il linguaggio a brandelli. Ciò che ne resta sono parole, immagini, suoni e frammenti che si scompongono e ricompongono in modo inedito, a volte casuale. Una scrittura stereofonica che crea uno spazio, quello del teatro, restituendo l’idea che Giorgione aveva immaginato: la tempesta che distrugge e ricombina tutto in modo differente.